Monthly Archives: August 2003

Una mattina mi sono svegliata, ho preso il motorino, e dopo aver parcheggiato sotto le due torri sono entrata da Feltrinelli. Ho frugato un’ora, forse piu’, tra tutte le mille edizioni cult, economiche, best seller, tascabili i cui titoli o le cui copertine mi attiravano. Sono uscita soddisfatta, con tra le mani una raccolta di Pessoa. “Il libro dell’inquietudine”, bellissimo. ____ Queste sono giornate davvero belle, forse perché vengono dopo altre di grande infelicità. Fuori soffia un vento tremendo e forse pioverà, ma sto bene e anche la pioggia non può farmi nulla. Qualcuno mi aveva detto che non poteva durare per sempre.. e comunque vada é vero.

Ho cancellato tutte le cose scritte negli ultimi giorni, tutti gli ultimi post. Erano troppo personali e forse un po’ troppo dolorosi per un blog. E poi mi infastidiva leggerle. Il 28 inizia il mio baby-sitteraggio, a settembre devo iscrivermi all’università, trovarmi uno sport non troppo sportivo, e iniziare la mia nuova esistenza da 19enne.

In tv c’e’ Via col Vento, La vera storia di bruce Lee e altri filmetti estivi. I miei amici partono tutti e io mi sentirò sola. Ho tante speranze e per ora contano solo quelle…

…Semplicemente, senza che un solo angolo del suo volto si muovesse, e assolutamente in silenzio, iniziò a piangere, in quel modo che è un modo bellissimo, un segreto di pochi, piangono solo con gli occhi, come bicchieri pieni fino all’orlo di tristezza, e impassibili mentre quella goccia di troppo alla fine li vince e scivola giù dai bordi, seguita poi da mille altre, e immobili se ne stanno lì mentre gli cola addosso la loro minuta disfatta. Così piangeva, Jun… —— ( A.Baricco, Castelli di rabbia)

Dopo tre giorni di gestione Elisina della casa la situazione é pressoché nella norma, sotto controllo diciamo. Magari ora non e’ esattamente il massimo, okkey..ma stasera avevo un ospite quindi non c’e’ da preoccuparsi: domattina l’ordine verrà ristabilito. Non mi va di parlare di come sto, é una cosa molto intima in questo momento e va oltre il blog, i diari, le confidenze, gli sfoghi. Sarebbe bello, questo mi va di scriverlo, essere stretta fra due indefinite braccia e non dover pensare a nulla. Per una decina di giorni invece, avrò modo di pensare molto e dovrò badare a me stessa: nonostante tutto non e’ un pensiero terribile, magari un po’ gravoso ma necessario.

Mi e’ venuta in mente una poesia. Una poesia che ho letto rubando un po’ di spazio alle date e ai titoli delle raccolte poetiche del ‘900 mentre studiavo per la maturità. Era una poesia di Saba, e ricordo che diceva “Oggi è il meglio di ieri, se non é ancora la felicità.” Forse si chiamava proprio Felicità, anche se non ne sono sicura. I libri di scuola sono tutti in cantina.

Questa probabilmente e’ una giornata migliore. Non ho piu’ nemmeno la febbriciattola. Fuori sole e caldo . Domani mattina i miei lasciano la casa nelle mie mani e io devo: portare le foto a sviluppare, fare la spesa, passare dai nonni, segnarmi le date in cui devo fare la baby sitter, imparare a cambiare i pannolini.

Sono tornata dal mio viaggio felice. Avevo in mente post lunghissimi che avrei scritto con calma e avevo in mente che la mia vita era perfetta, incredibile. Ora c’e’ la crepa, o un’enorme burrone, a seconda dei momenti in cui ci penso. L’interrail e’ sbiadito, per quanto bello, e soffro come non ricordavo possibile. Parlare di sofferenze amorose e’ quasi un insulto alla mia anima, alla mia Storia, ai 2 anni che sono appena passati. A tratti piango, a tratti metto ghiaccio sugli occhi perché si sgonfino, fingo con i nonni di essere stanca e basta, mi faccio venire la febbre. Spero, spero con tutta la forza che ho, che qualcosa di bello succeda, ma PRESTO perché cosi’ mi sento soffocare.