Monthly Archives: September 2012

giù e su

L’ultima non è stata una settimana proprio bellissima, ma non intendo lamentarmi.
Non mi lamenterò perchè tu, piccola pelosotta, sei ancora qui con noi, sebbene con una cicatrice in più, un pezzetto in meno dentro quel pancino, e un sacco di vizi acquisiti in qualità di degente che ora sarà impossibile toglierti e che mi renderanno senz’altro la vita difficilissima. Tipo che ti fai imboccare, ecco.
Ma è talmente una gioia sentirti ancora respirare vicino a me, la notte, e svegliarmi con il tuo brutto muso lercio piazzato in faccia, che non posso far altro che ringraziare gli dei dell’olimpo e stare zitta. E stringerti, e darti la connettivina sui punti, e accanirmi a farti ingoiare l’antibiotico due volte al giorno, anche se tu riesci, con grandiosa maestria, a separare la pillola dal pezzetto di formaggio, e a sputarla impunemente. Stai bene, sei tornata vispa e bellissima, e ci hai un taglio mohicano troppo figo che ti rende una cagnina d’assalto, ma che paura…
Ovviamente tutto s’accavalla insieme, come nella migliore tradizione: questioni di salute di persone importanti, la dolce vecchietta dell’ultimo piano che parcheggiando mi abbatte il motorino, inutili impegni al lavoro, gli anni che passano per tutti e rendono i nonni meno super nonni, e via così di piccole grandi preoccupazioni e semplici impicci.  Così non vedo l’ora di tornare alla nostra felice routine, di brindare a tutte le cose andate bene con un bel calice di ribolla gialla, di cenare in collina sereni, raccontarci viaggi con gli amici nel prato di Casa Totem, di sedermi con te sul bordo del Canal St. Martin tenendo tra le dita il palloncino rosa di Flamingo Pizza.
Una. Cosina. Per. Volta.

era il 1997

Per oggi ho ancora ventisette anni, il che può in parte giustificare la piccola regressione a cui sto andando incontro da quando siamo tornati dalla Thailandia. L’infantilismo si è manifestato esteriormente acquistando una serie sconnessa di capi d’abbigliamento autunnali molto giovanilisti, tipo la giacca cerata, i biker boots, una sciarpa di lana rossa a enormi quadrettoni, e ora desidererei perfino un parka. Portavo un parka nel 1997, ed era di quelli veramente brutti, militari, con la bandiera tedesca su una spalla, l’avevo comprato in montagnola e faceva veramente cagare, ed ora ne vorrei un altro, anche se più carino e perbene eccetera.
Questo del parka è un inequivocabile segno che mi sento allegra, rinfrancata dalla lunga e bellissima vacanza, e molto giovane, al punto che credo celebrerò questo momento tagliandomi i capelli all’altezza delle spalle.
Settembre mi ha sempre fatto bene, ma quest’anno l’ho accolto con un entusiasmo ancora più sfacciato e una malcelata positività, come se avessi la certezza che il suo arrivo preannunci cose meravigliose e promettenti.
Cose meravigliose e promettenti come la nostra cena vegetariana di ieri sera annegata di ribolla gialla, come camminare un po’ alticci per una piazza santo stefano semi deserta e bagnata di pioggia, come stringermi al tuo braccio e ridere di niente.

Bentornato Settembre, sono felice di rivederti.