Monthly Archives: February 2010

appunti sparsi

Tra amarimontenegri, dj set anni Novanta, voglie di Londra,
e piccoli bar nel ghetto dove si respira aria d’europa, s’è fatto tardi.

E adesso: solo venti pagine per scoprire la sorte del principe Myškin,
appena mezzora a marzo,
otto ore alla sveglia,
cinque giorni al prossimo weekend,
due settimane al prossimo bagnetto della P.

Io, se proprio dovessi morire, vorrei morire in un pomeriggio come questo.

se io perdo le staffe, tu perdi la testa!!!

Non è possibile che uno si svegli alle otto del mattino che fuori splende
un super fichissimo sole primaverile con tanto super fichissima aria primaverile
e super fichissima temperatura primaverile… e che dopo un’ora e mezza,
sottolineo UN’ORA E MEZZA, stia inspiegabilmente piovendo su sfondo biancogrigio!
Non è possibile e non è giusto!
Noi vogliamo i prati verdi e il cielo azzurro e i vestiti di cotone!
E se io ho deciso che questo inverno è finito, ebbene deve finire, ORA! SUBITO!
La Regina di Cuori farà rotolare qualche testa, per questo.

Ieri, scorazzando in motorino tra tutte le polverose sartorie teatrali della città,
in cerca di altrettanto polverosi vestiti di carnevale, mi stringevo alla sua schiena ed annusavo il sole.

E’ stato un inverno talmente rigido -ed oggi di nuovo lo è- che al primo raggio di luce
si rischia il batticuore. Ma tutti quei toni grigio chiari e grigio scuri di questo lungo inverno,
a me sono parsi un bellissimo lungometraggio di Godard, e non un qualunque inverno di città.

Mi basta pensare alla neve, e tutte le ore che ci siamo dormiti addosso, ai cineforum e ai nostri viaggi.

A novembre ho preso un treno notturno pieno di narcotrafficanti, ali babà e santoni indiani,
e per milleduecento chilometri ho guardato scorrere il mondo fuori dal finestrino,
pensando al momento in cui i nostri strampalati incroci di ferrovie e voli intercontinentali,
si sarebbero riuniti lì, ad Amsterdam, sciogliendosi con un bacio emozionato di fronte
alla stazione centrale e a centinaia di ignari pendolari.
E dopo una notte scomoda e lunga, il treno si è svuotato a Francoforte,
ho perso tutti i miei compagni di viaggio, ed io sono rimasta sola nello scompartimento,
a ballare e cantare a voce alta come una stupida, con le cuffiette nelle orecchie
e il finestrino spalancato sull’Europa.
Ero libera come l’aria, lontana da casa, sola tanto da avere le vertigini, e stavo andando incontro a lui,
e al nostro sognato appuntamento olandese.
E’ stato, ne sono certa, uno dei momenti più felici di tutta la mia vita.

E lo so che è troppo presto per fare il funerale all’inverno e scrivergli il coccodrillo,
ma anche se  fuori è freddissimo, io dentro di me sento che è in qualche modo finito.
E’ già la primavera dei cartoni di Miyazaki, delle notti di maggio, dei progetti di viaggio,
dei vestiti a fiori e delle magliette azzurre dalla taglia indovinata.

Ci sono le foto della festa anni settanta, che sono buffe.
Tipo settecento persone in una casa del centro di Bologna che ha
i pavimenti che sono un gruviera, e che stranamente non crolla, anche se ad un
certo punto c’è un tale casino che entra anche il ragazzo indiano che vende le rose.
Vino rosso sui vestiti
, smacchiatori in polvere, camere incasinate, nevicate a sorpresa.
E poi io mica pensavo che alla festa anni settanta si presentassero così tanti stili diversi.
Ci sono gli anni settanta da figli dei fiori, e quelli da banda della magliana, e quelli
da tuta da ginnastica a colori forti, e quelli degli anarchici rossi e neri, e quelli dei balli
in abitino optical, e quelli da raffaella carrà.
Cioè uno dice anni settanta, ma mica se lo immagina che poi è un casino.

Molto bello, anche se non quanto prepararmi per la festa a tema Tossici e Puttane
truccandomi da puttana tossica, e poi metterci a fare un riposino per far venire mezzanotte,
e svegliarmi alle cinque del mattino con quel ridicolo trucco nero da puttana tossica
tutto un pò colato, struccarmi e infilarci di nuovo sotto al piumone insieme.
E poi ci sono i pranzi migliori del mondo, e la gente dell’ArteFiera da fotografare,
e i party segreti un po’ troppo segreti.

Io sarò Biancaneve, almeno credo.