Mi è preso uno di quei periodi in cui tento migliaia di volte di iniziare a scrivere sul blog senza mai concludere nulla.
Scrivo quattro, cinque parole, e le cancello finchè non mi rassegno all’impossibilità di esprimermi, rimandando fiduciosa al giorno successivo.
Il giorno successivo ovviamente nulla è mutato, e anche oggi nulla sarebbe mutato rispetto a ieri, ma mi sto imponendo di mettere insieme qualche frase per far cessare questa sottospecie di embargo emotivo.
Me ne lamento, ma in fondo sono felice di aver sempre un posto dove correre, una lezione da frequentare, un appuntamento, un film da vedere cinema, un giretto per negozi da fare, qualcosa da ritirare alla copisteria e ancora altre mille lezioni di spagnolo, statistica o relazioni internazionali a cui andare. Sono certa che se avessi più tempo lo perderei mangiando biscotti accompagnati ad inutili "perchè?".
L’idea di un qualcuno che non c’è più crea un vuoto incolmabile, un buco nero di cui non trovi nè capo nè coda.
Cosi’ scaccio i pensieri dalla testa e mi dico che la vita è così, che c’è poco da domandarsi, e quasi me ne convinco.
Ma sono molte notti che dormo male e faccio sempre sogni brutti d’ogni genere, e mi sveglio che muoio di caldo e mi batte il cuore dall’angoscia. Immagino passerà e comunque, me ne saranno tutti grati, non ho piu’ intenzione di scrivere una riga a riguardo.
Fare un riassunto delle giornate passate non è il caso, ma ci sono stati un pomeriggio di sole e vento fortissimo sui colli con il ricciolino, la Polpetta, Marci, Luis e Pizzo, molti caffè del pomeriggio, san valentino e i regalini, Munich al cinema e mille mila lezioni universitarie.
Le cose quotidiane quindi, a parte tutto, vanno abbastanza bene.