Monthly Archives: March 2007

dancing on my own…

I could dance all night like i’m a soul boy
But i know i’d rather drag myself across the dance floor
I feel like dancing on my own…

Tanto per fare il punto della situazione a futura memoria: con sfrontato ottimismo compro vestiti estivi che metterò fra mesi, ho voglia di uscire la sera e di  guardare con infantile meraviglia visi occhi e ciglia compiacendomi soltanto all’idea che esistano, così diversi e belli.
Quella di ieri è stata una gran bella serata, ho bevuto un po’ troppo vino bianco, ho fumato tossicchiando il primo sigaro della mia vita atteggiandomi da ciambella adulta quale non sono, ho ammesso un sacco di cose e riso molto.
Infine mi sono messa a letto alle 4 e mezzo del mattino con il mondo che girava tanto da sentirmi come cullata, ho stretto il cuscino forte e gli ho allungato qualche bacetto furtivo, poi sono sprofondata in un sonno denso di sogni lasciando la luce accesa.

Per una volta in vita mia ballo da sola, ne assaporo la sensazione dolce e amara e mi domando cosa mi aspetta senza volerlo davvero sapere. Va bene così, va bene come viene.
Getto uno sguardo veloce fuori dalla finestra e mi accorgo con sottile piacere che sta piovendo forte.

the sunnyside of the street

"…Do you ever feel you have gone too far?"
Risuona nella mia cameretta la voce del cantante dei Belle&Sebastian, con quella che ha tutta l’impressione di essere una domanda retorica.
Oggi pomeriggio, appena dopo pranzo mi sono messa nel giardino della casa dei nonni con il sole in faccia e i piedini scalzi: assorbivo tutto quel calore con gli occhi socchiusi per la troppa luce e pensavo che avrei pagato oro per sentirmi a quel modo per l’eternità.
Vorrei più d’ogni cosa che i miei nonni vivessero per sempre, così non cambierebbe mai nulla, e non mi mancherebbe mai un luogo dove essere felice senza pensieri, dove sentirmi a casa, dove restare a piedi nudi e sentirmi al sicuro da tutto, in mezzo a fiori e alberi di nocciole, come se avessi ancora 6 anni e tutto fosse semplice come un’equazione scema.
Dopo la parentesi bucolica mi sono vista con Sara in piazza Santo Stefano, dove  abbiamo preso un caffè in un posto lussuoso, sputtanato soldi in un negozio stupendo, e infine abbiamo persino visto per la terza volta in due giorni il Presidente della Repubblica…
Ho avuto una bella giornata, luminosissima, e anche se le cose sono difficili e fanno male, mi è soggiunta la certezza che valga la pena d’esistere anche solo per sentire l’odore di erba tagliata quando al mattino sfreccio in motorino davanti alle ville di via Santa Barbara.

Mi crogiolo nelle note anni ’90 dei Marcy Playground  e penso a quanto Bologna in primavera sia una caramella per il cuore, una di quelle gelatine alla frutta con tante varianti di colore e ricoperte di zucchero.
Oggi dalla collina di Villa Ghigi si vedeva, in fondo ai prati verdi e rosa pieni di sole, tutta la distesa di tetti color mattone, le torri, le chiese, ed era uno spettacolo che curava da qualsiasi pensiero.
Guardavo la Polpetta litigare con Marci, gli alberi in fila, il cielo, e mi è sembrato che tutta quella luce ristabilisse le proporzioni delle cose.

Poco fa, mentre tornavo a casa, ho ficcato in alto il nasino e con circospezione ho annusato l’aria.
Era tiepida e profumava di buono, e non so se significa qualcosa, probabilmente no, ma lo stesso mi ha fatta tornare a sperare, come se l’intero Cosmo si adoperasse per alleviare i dolori miei e di tutti.
Nonostante tutto sono consapevole di essere fortunata, perchè non sono stata sola mai.
C’è Sara che per alleviarmi l’angoscia mi terrebbe tutta notte con lei, Matte che mi cerca impegni per distrarmi, Claudia (che dolce…) che si è messa a piangere come se la cosa riguardasse lei, Gièc che mi tiene su il morale a forza di ricordi del liceo, e tutti quanti.
Sono giornate crudeli: ogni cosa mi pare svuotata del suo significato come in una sorta di dislessia molto grave, e mi sento inutile colpevole e piena di confusione.
Però quell’aria tenera mi ha parlato distintamente di primavera e voglio tanto crederle.
Vorrei svegliarmi fra un anno e qualche mese, in una calda serata d’estate piena di lucciole, con le cicale che danno noia e rompono il silenzio.