Monthly Archives: December 2009

lost in translation

La più figa guesthouse gay di Copenhagen ci aspetta, con dentro il cane Kenzo, il poster gigante dei maschioni marinai di Jean Paul Gaultier, e il lettino su cui fare dei gran nanein.
Inoltre, secondo google traduttore, la mail in danese stretto che mi ha mandato il Bastionen+Løven è qualcosa che somiglia molto ad una conferma di prenotazione. E se lo dice google io ci credo.
Oddio oddio…

ago e filo

Tra sfogliatine di mela buonissime, dormite serene, pranzi della nonna, e gabbiani da appendere al soffitto
con difficoltà, si è fatto il ventisette dicembre.
E’ persino passato il giorno morboso senza che ce ne accorgessimo.
Ed io me ne sto qui, in pigiama, tenendo stretta la borsa dell’acqua calda a forma di Totoro che hai cucito per me,
e sono piena di bei pensieri sulla nostra partenza, su Copenhagen, e sulla Danimarca intera.
Intervallo la guida Lonely planet a Danubio di Claudio Magris, e credo di non distinguere più le due cose.
M’è venuta voglia di rivoluzionare la camera, di prendere le misure delle mani per fare i cartamodelli
dei nostri guanti, di cucire un vestito per la P.
Ogni tanto, riguardo le fotografie dei viaggi, e mi sento pervadere di felicità.
E’ stato un anno bellissimo.

Ma quanto sono belle le tempeste di neve che bloccano le strade e ti costringono a dormire da me?
E poi farti mettere un pigiama indecoroso alle quattro del mattino, dormire appiccicati nel mio micro letto, e svegliarsi che fuori tutto – e intendo proprio TUTTO – è coperto da trenta centimetri di neve.
Le cose più semplici, fare finta che sia la mattina di Natale anche se non lo è, fare le derapate nel parcheggio della coop che neanche dei maragli di periferia.
Questo pomeriggio, sui colli, tra personaggi misteriosi che tentavano di sciare sopra una carcassa di Vespa 50, bob e slittini, completi da sci, e rotoloni vari, ho pensato che a me, farti il caffè con la moka, mette proprio felicità.

ci serve in salute

E sul finale quasi mi sono commossa.

"…Il presidente del Consiglio ci serve in ottima salute perché quando se ne andrà da palazzo Chigi,
e se ne andrà prima o poi, e se ne andrà maledetto dagli stessi che lo hanno votato.
Ci serve in ottima salute, perfettamente compos sui perché si possa rendere conto fino in fondo
del male che ha fatto alla gente.
Per farlo andare via da palazzo Ghigi bisogna diventare addirittura la sua scorta
e proteggere la sua incolumità fino in fondo;
ci serve lucido quando gli dovremo dire perché l’abbiamo cacciato di lì
e perché non ce lo vogliamo più.."

in realtà No, ma bello.

piccola e nera

Sono improvvisamente giù di morale.
L’ottimismo natalizio di stamattina è perduto, non so bene dove.
Ho l’impressione di non ricordare niente di queste stupide pagine, e ben mi sta perchè avrei dovuto cominciare a leggerle ben prima.
E ho l’impressione che tutto andrà storto, domani soprattutto, e che non sarò buona di cambiare facoltà, nè di finirla, nè di vivere decentemente con gli articoli marchetta.
E resterò a lavorare persempre in quella schifezza di palazzo nero, e non vivro’ mai a Stoccolma, non avrò mai una casa che sia mia, tutti se ne andranno e sarò sola e triste.

 

neve, studio

E’ una giornata buffa oggi.
Io e la P. siamo barricate in casa a studiare, malvestite, malnutrite, malpettinate, maltutto.
Ci (mi?) siamo scolate due moke da tre tazzine, in tutto fanno sei caffè, e domani ho l’esame ed è un disastro.
Sto premeditando di ficcare in forno una di quelle tremende pizze surgelate da stato di emergenza, diomiperdoni, ma fuori nevica ed io non ho voglia nè tempo.  Devoi scrivere i miei articoli-marchette ma non ho tempo.
Ho comprato Danubio di Magris, e un racconto di viaggio sulla transiberiana, ma non ho tempo nemmeno per loro.
E’ stato bello però, guardare la neve cadere, e fare questa vita trasandata da studentessa, anche se soltanto per qualche giorno.
Certo, ogni tanto vorrei tornare a raccogliere le margherite con le dita cicciotte da bambina, e non avere da fare nient’altro, ma amo questi tempi, questi giorni, e poi all’epoca non mi sarebbe stato possibile blaterare di Berlino e Copenhagen come se si trattasse di tirare un dado e scegliere…

Emilie Satt – childishness

Forse nevica per non farmi sentire troppo triste di non essere a Stoccolma come volevamo?
E’ una cosa davvero dolce, allora, anche se qui non c’è proprio niente di che essere tristi, e anzi, si passano serate buffe partecipando a party pseudo segreti, si fanno cene con la zucca, e ci si bacia un sacco, e si ride di certe statuette del duomo lanciate a destra e a manca, e si fanno ricerche politiche fermi in macchina sotto casa che manco i brigatisti, si stroncano ristoranti, si rubano bicchieri, e in conclusione ci si ama da matti.
Sono felice. Con la neve che cade mi sembra proprio che si avvicini il natale e da brava devo mettermi a studiare un pò.

Sono quasi le due di notte e me ne sto ugualmente qui, senza niente da fare in particolare, a ciambellare tra vestitini inglesi (sono tornate di moda le paillettes) e recensioni di concerti islandesi.
Vorrei una casa, e vorrei un altro lavoro, ma le due cose mica si combinano tanto bene.
Eppure oggi dentro a quello stramaledetto palazzo color schifo mi hanno fatta arrabbiare da matti, e quel che spreferisco è proprio che abbiano il potere di farlo, di farmi innervosire, di rovinare i miei piani.
Spero che un giorno qualcuno di loro finisca qui per caso cercando notizie su qualche cazzata, e legga quanto li odio tutti quanti.
Lo so che l’altra notte, sotto a due piumoni, con i piedini intrecciati ai suoi, mi sono addormentata blaterando scemenze su quanto vorrei essere buona e serafica e piena d’amore per l’umanità, ma lo dico già da ora, mi sa che non ce la farò, il mondo è troppo brutto e cattivo, e io non sono una Tiziano Terzani in gonnella, non ce l’ho la barba bianca e quindi sticazzi.
Intanto, mentre perdo tempo in queste cose che non dovrebbero nemmeno sfiorarmi, è già il due dicembre, queste giornate stanno semplicemente correndo, e io vorrei solamente fabbricare regali di natale discutibili, mettere le lucine a stella alla finestra, e dipingere quadri colorati.
Mi viene in mente quella poesia di Cardarelli sull’amore che fa volare il tempo, e penso che aveva ragione…