Monthly Archives: July 2009

gli incontri

Le settimane in cui ho la mattina libera, come questa, io e la cagnetta brutta andiamo a leggere il giornale nei tavolini all’aperto del caffè.
Da qualche giorno ci capita sempre di incontrare, seduta composta su una panchina del parco, una bimbetta di circa sei anni, con i calzettini bianchi che si agitano nel vuoto e il viso orientale, intenta ad esercitarsi con il violino.
C’è di che restarci secchi dalla tenerezza, a guardarla tutta concentrata, emettere note strazianti e incerte, mentre la sua mamma, con il caschetto nero, la dirige severa guardando altrove.
Sbaglia spesso, cioè sempre, la madre la sgrida con un misto portentoso di cattiveria e amore, soprattutto amore, e lei ricomincia da capo, scacciando le zanzare con l’archetto.
Questa è una di quelle scene capaci di struggermi dalla meraviglia.

qualsiasi posto è casa

Vivre sa vie è un film bellissimo.
E le copertine stese sull’erba, sotto le stelle, con le zanzare che pizzicano e la musica di Yann Tiersen miracolosamente di sottofondo, evocano dentro di me qualcosa di così speciale che nessuno ha mai potuto immaginarlo, nemmeno nelle storie di Jean-Luc Godard.
Si è fatto, tra malefici giochi d’acqua su un terrazzo, il penultimo giorno di luglio, il che significa che manca meno di una settimana ad un viaggio che muoio dalla voglia di cominciare.
Nulla è pronto, ma è tutto nella nostra testa, e secondo me non abbiamo bisogno d’altro, noi.

viaggi a paesi ignoti, o ipotetici, o semplicemente impossibili

Dopo il rafting sul fiume, un bel sonno, ed una delicata operazione chirugica per rimuovere la spina che mi si era infilata ieri nel piedino camminando scalza sul bordo del lago, mi siedo qui e scruto con faccetta curiosa la cartina geografica d’Europa.
Penso che è identica ad un’altra, attualmente dall’altra parte della città, su cui sono però appuntate a biro tre stelline;  tre possibili viaggi, tre possibili mondi da far nostri.
Ho voglia di partire, e sembra così difficile preferire veramente qualcosa.
Riesco a immaginare tutto, le coste blu dell’Algarve e il faro più ad Ovest d’Europa, l’aria fresca sul ponte di un traghetto che dalla Danimarca va in Norvegia, le case ottomane di Sarajevo bucherellate dalla guerra, le strade ciottolose di Cracovia, starsene seduti a guardare il Danubio da una bella terrazza di Budapest…mi si ferma il cuore solo a pensarci.
Oh se si potesse fare tutto, stare via un anno, due, secoli!
Guardare ogni cosa, conoscere tutto, innamorarsi di mille città, annotare migliaia di righe blu su agendine nere da stropicciarsi in spostamenti avventurosi…
E intanto, nell’attesa, riposare sotto i pini guardando un bel cane nuotare nell’acqua del lago.

Se fosse per la sveglia di domattina, impostata ad un orario che ritengo incivile, dovrei già starmene da un bel pò rannicchiata nel letto, immersa in qualcuno dei miei sogni scemi.
Guardo con un pochetto di invidia la piccola P., che russa con le zampine tra il muso, e – si può starne certi – con la testolina sgombra da qualsiasi pensiero gravoso.
Come vorrei essere ancora sdraiata a pancia in su sul tatami del soppalco di Riyo, giocando ad aprire e chiudere con i piedi la finestra sul soffitto, facendo entrare a ondate l’aria dei tetti di Parigi, fresca da far rabbrividire.
E vorrei ancora sbattere la testa centomila volte a notte contro la trave di legno, senza nemmeno smettere di sognare, e poi svegliarmi al mattino con i bernoccoli e non capire perchè.
E arrotolarmi come un gatto sulla poltrona di velluto di Starbucks guardando video di tartarughe che fanno le cosacce, mentre fuori inizia a piovere e la gente cammina veloce. O addormentarmi di nuovo sull’erba di Montmartre, con il sole e qualcuno a fare la guardia perchè il vento non mi lasci in mutandine davanti al mondo.
Tanto bello.
Mica ho voglia di dormir da sola adesso.

Le 14 juillet

"…Così il 14 luglio 1979 i Parigini, in un’atmosfera rivoluzionaria,
presero l’arsenale dell’Hôtel des Invalides,
dove trovarono delle armi e dei cannoni, ma non la polvere da sparo,
poi si ammassarono presso la prigione reale della Bastiglia per cercare la polvere.
Il governatore della prigione Bernard de Launay voleva resistere,
ma alla domanda dei mediatori venuti dall’Hôtel de Ville dove sedeva un comitato
permanente, organo dell’insurrezione borghese, lasciò che la folla penetrasse
nella prima corte.  Poi si ravvide e fece uccidere questa folla: ci furono un centinaio di morti.
Successivamente dei soldati ammutinati portarono dei cannoni
ed il governatore cedette e abbassò il ponte levatoio.  Poi, trovato dalla folla, fu ucciso…"

Mi accorgo di aver scritto così poco, negli ultimi giorni, rispetto a quello che avrei voluto annotare!
Ed oggi è il 14 luglio, mica un giorno qualunque, e ci sono preparativi da fare, case parigine da trovare, pranzi meravigliosi da mangiare, pensieri promettenti da mettere al mondo, e purtroppo anche un pò di lavoro, sì.
Ripenso, guardando fuori dalla finestra, al contrasto di questo sole accecante con la pioggia torrenziale dell’altra sera, quando stretti stretti sotto ad una tettoia di legno, centinaia di persone felici aspettavano l’inizio di un concerto che sarebbe poi finito così, in mare, tra palloncini rossi e risate un pò ubriache.
E’ sorprendente quanto possa essere bello, un temporale, e quanto possa essere bello vederlo finire al momento giusto, e veder spuntare le stelle, ed una luna galattica, riflessa sul mare nero.
Intanto la mia orchidea sta per fiorire di nuovo, sono emozionata.

Sembra di giocare con la felicità, di questi giorni.
Cioè sfidarla, senza arroganza, scommettendo di poter stare meglio ogni volta, di poterla superare anche quando sembra proprio che di più sia impossibile.
E invece mi sembra così facile, vincere, in questa specie di climax che va dall’acqua verde del lago alla rive droite della Senna.
Che ore meravigliose.

Onde

Ieri sera, venendo giù dai colli in motorino, allegri e con un sacco di giovinezza nel cuore, abbiamo incontrato un bell’assembramento dell’Onda a bloccare l’incrocio.
Mi sta simpatica, l’Onda.
Poi, se uno pensa a chi ha ucciso LEI e LUI, passa la voglio d’esser educati.
Per non parlare di quelle quattro stramaledette camionette piazzate ogni sera a rovinare l’estetica raffinata della nostra piazza! 
Come stridono i bei mattoni della piazza, la linea romantica della chiesa, le chitarre e i giocolieri, con loro.

cespugli, mici e bau.

Studio frettoloso, per un esame frettolosamente scelto e che verrà indubitablement altrettanto frettolosamente dimenticato. Ma meglio del palazzo nero, sempre e comunque.
Quattro giorni da studentessa, ambientati in una Bologna di prima estate che quasi quasi mi fa tornare in mente le giornate pre maturità.
Anche adesso, come allora, penso solo ai viaggi imminenti e ai viaggi ancora da immaginare, e a tutta una gran serie di fantasticherie degna del paese dei Mini Pony.
E se nel duemilaetre ripassavo Schopenhauer lanciando occhiate amorose ad un biglietto del treno Bologna-Europa, oggi me ne sto qui, la matita nei capelli, a pensare che fra una decina di giorni
E che noi, là!
E magari, in quel cespuglio, vicino al Sacré Coeur…
No, basta, che poi penso cose troppo belle e non studio più.