Sono giorni gelidi di sole, di neve che si scioglie e rimane solo in piccoli massi ghiacciati ai bordi delle strade.
Mi siedo spesso qui per scrivere e alla fine non scrivo nulla, perchè è sempre ora di fare qualcos'altro, e perchè in fondo non ho più l'ansia di annotare cose come l'avevo a sedici anni, quando sentivo il bisogno fisico di riempire quaderni di pensieri, e se non lo facevo mi pareva di scomparire.
A ventisei anni -ne sono passati dieci!- mi pare di poter dire che esisto di sicuro.
L'ansia ora è quella di partire, partire sempre, e vedere cose, vederne il più possibile.
Tanto che appena si è parlato della festa nazionale del 17 marzo, come una faina sono corsa a chiedere le ferie per i giorni lì attorno. Ho fatto la mossaccia, e mi sono sentita un gran genio, alla faccia dei colleghi che non leggono il giornale. Tiè! Non c'è una meta ancora, ma c'è il tempo, e il tempo è proprio tutto.
Non voglio essere melodrammatica, ma penso spesso che potrebbe succedermi qualcosa un giorno qualsiasi, in cui non ho ancora sistemato nulla, in cui non ho realizzato molti desideri, con un'asta di una Adox che scade su ebay, e dei pacchi di vestitini inglesi in arrivo da Londra.
Per riassumere il concetto, mi sento molto viva e molto effimera, e vorrei veramente vedere più cose possibili, scattare più rullini possibili, prendere più treni possibili, e baciare A. in più luoghi possibili.
Anche in stati dove è proibito o non è buona creanza, ecco.
L'altra sera, durante la notte bianca, siamo finiti in un negozio in ricostruzione, tutto dismesso e pieno di opere d'arte e calcinacci, e caos. Bologna pareva Berlino, e noi eravamo davvero felici, perchè quando qualcosa "PARE BERLINO" è sempre una bella notizia.
Sto vivendo con curiosità questo periodo, guardo con un certo entusiasmo alle rivolte del Mediterraneo, e sogno di restare bloccata a Marrakesch durante una qualche insurrezione, e di andarcene in giro scattando le foto del secolo, e di venderle all'Internazionale e poi vivere sempre così, cercando le rivoluzioni.