Monthly Archives: February 2011

al piov

Domani sarà già marzo. Poco importa che fuori sia tutto immerso nel grigiore bagnato di pioggia, perchè se domani sarà già marzo allora l'inverno scompare, e se c'è è come se non ci fosse già più.
Intanto, seduta al calduccio, sento le automobili passare in strada e fare ciaf ciaf sulle pozzanghere; anche io tra poco sarò sulla mia automobile azzurra tra tutte le altre automobili grigie, dirigendomi verso un luogo che detesto e facendo ciaf ciaf. Ma penserò a tutt'altro.
Penserò a tutt'altro mentre vado al lavoro, mentre sarò al lavoro, e anche quando sarò tornata a casa. Penserò ininterrottamente ad un luogo colorato, azzurro, e caldo, un luogo dove essere con te, dove fermarci al sole e chiudere gli occhi. Tra deserti con alle spalle montagne innevate, cascate color fango, aranci e ulivi, case di terra, mercati, terrazze.

Penserò ad un posto del genere tutto il santo giorno, e anche domani, finchè non ci saremo davvero.

 

Ieri abbiamo pranzato insieme, poi ci siamo andati a sedere nel tepore incredibile del sole del primo pomeriggio.
E' febbraio, ma ieri sembrava proprio aprile, un aprile di Eivissa, o forse un maggio Berlinese.
Stavo seduta sul muretto di pietra senza il cappotto, tenevo gli occhi strizzati per la troppa luce, e tu mi abbracciavi, e tutto era esattamente a posto.
Anche oggi il cielo è azzurro, ma da dentro la mia camera mi pare che fuori faccia freddissimo, e semplicemente manchi tu.
Facendo un piccolo riassunto del giorno: ho un debito di 6,5 euro con il benzinaio, dovevo mettere a posto la camera ma non l'ho fatto, è solo martedì, e il postino tarda ad arrivare.
Leggo tutti i viaggi asiatici di Terzani, ho voglia INSISTENTE che sia prestissimo marzo, ma al tempo stesso mi pare che questo anno stia fuggendo velocissimo, e che resti invece imperterrito L'INVERNO.
Questo inverno gelido che mi ha regalato un mese di tosse, due settimane di influenza, e adesso questo buffo gonfiore alle palpebre, come una che sia sia appena svegliata anche alle 8 di sera.

Ho deciso, metto le ballerine, alla facciazza di febbraio.

 

cercando le rivoluzioni

Sono giorni gelidi di sole, di neve che si scioglie e rimane solo in piccoli massi ghiacciati ai bordi delle strade.
Mi siedo spesso qui per scrivere e alla fine non scrivo nulla, perchè è sempre ora di fare qualcos'altro, e perchè in fondo non ho più l'ansia di annotare cose come l'avevo a sedici anni, quando sentivo il bisogno fisico di riempire quaderni di pensieri, e se non lo facevo mi pareva di scomparire.
A ventisei anni -ne sono passati dieci!- mi pare di poter dire che esisto di sicuro.

L'ansia ora è quella di partire, partire sempre, e vedere cose, vederne il più possibile.
Tanto che appena si è parlato della festa nazionale del 17 marzo, come una faina sono corsa a chiedere le ferie per i giorni lì attorno. Ho fatto la mossaccia, e mi sono sentita un gran genio, alla faccia dei colleghi che non leggono il giornale. Tiè! Non c'è una meta ancora, ma c'è il tempo, e il tempo è proprio tutto.

Non voglio essere melodrammatica, ma penso spesso che potrebbe succedermi qualcosa un giorno qualsiasi, in cui non ho ancora sistemato nulla, in cui non ho realizzato molti desideri, con un'asta di una Adox che scade su ebay, e dei pacchi di vestitini inglesi in arrivo da Londra.
Per riassumere il concetto, mi sento molto viva e molto effimera, e vorrei veramente vedere più cose possibili, scattare più rullini possibili, prendere più treni possibili, e baciare A. in più luoghi possibili.
Anche in stati dove è proibito o non è buona creanza, ecco.

L'altra sera, durante la notte bianca, siamo finiti in un negozio in ricostruzione, tutto dismesso e pieno di opere d'arte e calcinacci, e caos. Bologna pareva Berlino, e noi eravamo davvero felici, perchè quando qualcosa "PARE BERLINO" è sempre una bella notizia.

Sto vivendo con curiosità questo periodo, guardo con un certo entusiasmo alle rivolte del Mediterraneo, e sogno di restare bloccata a Marrakesch durante una qualche insurrezione, e di andarcene in giro scattando le foto del secolo, e di venderle all'Internazionale e poi vivere sempre così, cercando le rivoluzioni.