Da un po’ non sto scrivendo ma non c’è un motivo particolare. Non sono depressa e non sono nemmeno troppo impegnata, è semplicemente un mix invincibile di pigrizia e noia.
Studio, dipingo, e la sera spesso vado all’Estragon: quindi sto bene, ma non è successo niente di avvincente che necessiti di essere annotato. Il diritto pubblico assorbe tutta la mia fantasia e la fagocita sputandomene poi addosso i poveri resti, e mi sento stanca, stanchissima, neanche fossi appena tornata da una marcia su Leningrado.
E invece, si capisce, non ho fatto nulla.
Unica fatica un pomeriggio a litigare con la Telecom che mi aveva attivato l’abbonamento annuale al campionato di calcio senza che nessuno gliel’avesse chiesto. Tra l’altro beffa delle beffe il Bologna è in serie B e sto cesso di abbonamento non mi serviva proprio.
Ore di chiamate e minacce, per poi riuscire a farmelo disdire soltanto suscitando la pena di un centralinista (uomo) su quest’ultimo tragico fatto: la retrocessione, spauracchio e babau di mezza italia. E comunque sappiate che la Telecom sale al secondo posto nella mia personalissima classifica dei luoghi su cui tirare una dannata bomba megadistruttiva (al primo c’è lo studio di Buona Domenica mentre a ottobre registrano il capodanno).
A pensarci entro una settimana avrò 21 anni. Comincio ad odiare i compleanni e scruto già preoccupata il mio viso in cerca di rughe precoci o altri segni palesi della vecchiaia incombente.
Un altro pessimo segnale che è finita la pacchia è che mia nonna ha detto che mi farà un lenzuolo ricamato per quando mi sposo, come se la cosa fosse anche solo plausibile.
Però c’è una cosa positiva: grazie alla mitica riforma universitaria ho davanti altri dieci anni di studi e la mia adolescenza sarà prolungata fino ai trentacinque anni e nessuno potrà dirmi che ormai sono grande!
Niente di meglio per fermare il tempo.