Oggi ho pranzato in deliziosa compagnia all’amatissimo caffè Masini, parlato serenamente in piazza Santo Stefano, e camminato per il centro ridendo e sentendomi felice, senza pensieri.
Come pure ero senza pensieri sdraiata sull’erba dei giardini, con delle oche super incazzose ad un metro di distanza, un chupa chups alla fragola in bocca, gli occhi a guardare gli aerei, e i discorsi volti al viaggio prossimo venturo.
Appena resto sola, però, mi riprende quell’assurda sensazione, la stessa della notte, la stessa del primo pomeriggio quando mi chiudo in camera e penso penso penso.
Così ho sentito il bisogno di un posto-utero, uno di quei posti che ti cullano, e ho implorato il motorino di salire su per via dell’Osservanza, fino a Villa Aldini.
Mi sono seduta sul muretto caldo, ho considerato con uno sguardo la bellezza insuperabile delle colline verde smeraldo e dei tetti color mattone là sotto, ho piazzato gli occhietti in aria, tra i pini, ho ascoltato tirando un sospiro di sollievo il fruscìo del vento e nient’altro, mi sono guardata le All star sbiadite ai piedi, ho chiuso gli occhi in direzione del sole e ho lasciato andare i pensieri dove diamine volessero.
Due ore esatte dopo, durate forse venti minuti, ho raccolto il mio casco rosa e a motore spento sono scesa verso il caos dei viali, più tranquilla, in un certo senso pacificata.
Nessun posto al mondo è come QUEL posto, nessunissimo.