E di colpo, tutto d’un tratto, ci siamo svegliate ed è arrivato l’autunno vero, è arrivato quasi novembre. Stamattina, per la prima volta, sia io che la cagnetta abbiamo dovuto infagottarci nei cappotti e nelle sciarpe di lana, e camminare svelte verso il caffè senza perderci in troppi pensieri e deviazioni. E’ autunno, e qui si ha bisogno di nido, di braccia lunghe che ti girano intorno, di dormire tenendosi per mano, di amore, delicatezze e pensieri buoni. Ho voglia di una casa sull’albero, di un aereo che salga sopra le nuvole, di un pomeriggio in libreria, di un ombrello con il manico di legno.
“Sono passati degli anni da quella partenza e poi ancora anni… Ho scritto spesso a Detroit e poi altrove a tutti gli indirizzi che mi ricordavo e dove potevano conoscerla, seguirla Molly. Non ho mai ricevuto risposta. Il casotto è chiuso adesso. E’ tutto quello che ho potuto sapere. Buona, ammirevole Molly, vorrei se può ancora leggermi, da un posto che non conosco, che lei sapesse che non sono cambiato per lei, che l’amo ancora e sempre, a modo mio, che lei può venire qui quando vuole a dividere il mio pane e il mio destino furtivo. Se lei non è più bella, ebbene tanto peggio! Ci arrangeremo! Ho conservato tanto della sua bellezza in me, così viva, così calda che ne ho ancora per tutti e due e per almeno vent’anni ancora, il tempo di arrivare alla fine. Per lasciarla mi ci è voluta proprio della follia, della specie più brutta e fredda. Comunque, ho difeso la mia anima fino ad oggi e se la morte, domani, venisse a prendermi, non sarei, ne sono certo, mai tanto freddo, cialtrone, volgare come gli altri, per quel tanto di gentilezza e di sogno che Molly mi ha regalato nel corso di qualche mese d’America.”
L.F. Céline, Viaggio al termine della notte