Posso benissimo scrivere un post vagamente utile e non sentimentale su Kuala Lumpur, ma ci ho provato e non posso scrivere una cosa simile sulla Thailandia, per almeno due motivi. Intanto perché nessuno al mondo ha bisogno di una guida per Koh Phi Phi, e secondo perchè amo troppo questo paese per essere precisa e dettagliata quando ne parlo. A pensare ai nostri giorni là mi viene voglia solo di sbavucchiare d’amore e sbrodolare sentimentalismi, quindi, come mia abitudine, questo non sarà un diario di viaggio nè niente di simile, sarà semplicemente la solita marmellata melensa che riporto al ritorno dai miei viaggi.
Stavolta sarò persino peggiore del solito, perché della Thailandia mi piace tutto, mi piacciono i thailandesi, quello che mangiano, come sono capaci di rendere qualsiasi bar sulla spiaggia il più fico bar sulla spiaggia che tu abbia mai visto, mi piace come usano le luci, le cose che creano con il legno, gli smoothie di frutta che trovi ovunque e persino gli onnipresenti pancakes alla banana. Se non dovessi lavorare per vivere domani sarei di nuovo in Thailandia e probabilmente ci tornerei ancora fra altri tre mesi, senza stancarmene affatto.
Ecco perché passare da Kuala Lumpur a Krabi é stato un sollievo, così come é stato un sollievo distendere la schiena affaticata dallo zaino sul letto durissimo della camera azzurra alla Chan Cha Lay Guesthouse, la nostra casa per almeno due giorni. A Krabi abbiamo subito trovato il ristorantino del cuore, l’Up 2 you too, dove poi avremmo mangiato ogni sera, e abbiamo scoperto che in cima al paese si teneva una meravigliosa fiera di fine anno, una vera fiera di paese, con concerti di sconosciutissime star della canzone thai, intere bancarelle di telecomandi spaiati, cibi a palate, pesche e giochi per la vincita di giganteschi pupazzoni di peluche. Una vera gioia, insomma, ben lontana dal caos un po’ falso del lungomare di Ao Nang, con i suoi pub per australiani e il suo “swedish food” per svedesi in vacanza nostalgici della Svezia (?!).
E anche se con quel clima quasi te ne dimentichi, d’un colpo è arrivata la fine dell’anno. Abbiamo cenato in riva al mare con pochi bath, con i piedi immersi nella sabbia fine di Railay, e senza che quasi ce ne accorgessimo, il 2013 è iniziato in paradiso con i fuochi d’artificio che scoppiando illuminavano la baia e le immense pareti di roccia a picco sul mare.
Più tardi nella notte, seduta su una long tail boat di ritorno sulla costa, ho guardato le ombre delle gigantesche scogliere che ci sfilavano affianco, mentre nel cielo nero migliaia di lanterne di carta di riso partite da ogni dove sembravano galleggiare come immobili pesci luminosi. Ho stretto forte il bordo di legno della barca per lo stordimento di uno spettacolo così incredibilmente bello da lasciare senza fiato. Ecco perché la Thailandia è un’estasi.
E quando pensi di aver già visto tutto, che non ci sia niente di più bello al mondo, prendi un traghetto per Phi Phi Island, e lì ci resti semplicemente secco. L’isola ha un solo piccolo centro abitato, formato da stradine pedonali piene di locali, negozietti, ring per combattimenti di thai boxe, bancarelle, improvvisate agenzie turistiche e ogni altra sciocchezza possa venire in mente.
Il fatto che sia considerato uno dei posti più belli del mondo farebbe pensare che l’isola sia meta di un turismo di lusso, noioso e fasullo, mentre invece è straordinariamente piena di giovani saccopelisti variegati, di localini sulla spiaggia, e di gente disposta a malmenarsi sul ring per una birra (tutta la mia stima).
Io a Phi Phi sono stata davvero felice, felice delle nostre cenette in riva al mare, dei mojitos con sopra l’orchidea, dei giochi con il fuoco, di te e di me immersi nel mare turchese di Maya bay a fare snorkeling con il boccaglio indicandoci l’un l’altra pesci straordinari dai colori impossibili, delle risate al Raggae Bar mentre improvvisati thai boxer si tiravano calciazzi alla bell’è meglio, e anche solo della pace assoluta che sentivo mentre con la barca filavamo sulle onde ed io mi procuravo la più spaventosa ustione solare mai accertata sulla terra.
Mi manca Phi Phi, mi manca la laguna, le scimmie sulla spiaggia, mi manca lo smoothie alla mela e kiwi, l’hamburger di patate, e tutto quanto.
Non so quando torneremo in Thailandia, c’è tutto un mondo da scoprire e forse passeranno anni, non ne ho idea. So che spero di ritrovarla così come l’abbiamo lasciata, e se dovesse cambiare spero non cambi in una maniera che la sciupi, che la privi di quella sua anima che oggi intravedi dietro ogni cosa. Arrivederci, paradiso.