Monthly Archives: June 2010

in qua e in là

Immortaliamo i pomeriggi su un Kodak Portra Vivid Color, perchè noi amiamo le macchine degli anni sessanta anche se non sappiamo usarle.
E poi c’è sempre la scusa del low-fi, okey?
Tu dimentichi il maglione sulla poltrona della mia camera, e io ne sono contenta.
L’oggi è iniziato con una foschia autunnale, ma s’è tramutato in azzurro, ed io non voglio nient’altro che questo.
Odio il posto dove lavoro, e vorrei vivere a Eivissa.
Amo gli appuntamenti sul nostro muretto alle noveemezza, e tu che arrivi in ritardo di quattrominuti e ti scusi.
Il cinema ritrovato, il giugno più freddo di tutti i giugno mai conosciuti, la p. che fa i capricci, il medio formato.
Sto tanto bene, e la mia orchidea sta per fiorire di nuovo; l’estate deve ancora cominciare.

The Clientele – I Can’t seem to make you mine

A Berlino ho accettato i miei ricci, è un fatto meraviglioso.
E così adesso sono qui, riccia da una settimana, con la finestra spalancata su una pioggia scrosciante e una strada dove sembra non passare nessuno.
Ho appena guardato per intero un film dal titolo "La casa sul lago del tempo", che -porca miseria- iniziava con una canzone dei Clientele e, nonostante Keanu Reeves, mi ha fatto piangere dall’inizio alla fine come una scema.
Tanto che mi è venuta voglia di riascoltare tutte le canzoni di quei giorni, rileggerne tutte le parole, le mie, le tue, ricordare quelle non dette!
E poi ho già voglia di ripartire, con lo zaino in spalla, tre-vestiti-tre, l’agendina nera, e il passaporto.
E’ grave?

A Berlino che giorno è?

berlino
Se dovessi scegliere un solo frammento del nostro piccolo viaggio a Berlino, racconterei di quando abbiamo comprato un pane al mercato turco di Kreuzberg, e l’abbiamo mangiato spezzandolo con le mani, e ridendo, seduti sul muro di pietra di fronte al canale pieno di salici.
Intingere il pane soffice e umido nella salsa, darti i baci, goderci il sole e le voci di sottofondo del mercato, agitare i piedi nel vuoto.
Questo, forse, sceglierei, ma è troppo difficile, e vorrei annotare invece tutto quanto:
la cena pakistana, la dolcezza degli amici, il pic nic nel parco immenso, immergere i piedi nella sabbia del Oststrand di fronte alla Spree, addormentarsi al parco, perfino perdersi ad Hasenheide e bestemmiare.
Anche fare i conti con il freno a contropedale, anche ammattire a spingere la bici su per le scale della S-Bahn.
Tutto tutto.
Berlino, stupenda, ti lascia questa sensazione che tutto sia un po’ possibile, che stare bene costi poco, che una cena pakistana da dieci euro sia la cena più buona del mondo, che se uno ha stile allora sarà sempre un Re, dovunque e comunque.
Tanto sole, e una gran felicità.

E’ giugno. Riempio Berlino Est di appunti, segno sulla mappa tutti i centomila cortili da andare a vedere, tutti i curry wurst da mangiare, i parchi in cui bere una birra, e tutte le dannatissime barchette sulla Spree su cui poggiare i nostri culetti ed essere felici.
Ho una voglia tremenda di essere già là, di riabbracciare i nostri crucchini, svegliarmi a Prenzlauer Berg, prendere una bicicletta e sbaciucchiarci in giro per la città.
Tiè al lavoro, tiè a tutti quanti. Solo io, A., i crucchini, le kompetizioni pizza, e Tiergarten.
Oh, dei dell’Olimpo, fate che passi presto questo orrido pomeriggio di lavoro, fate che noi non si resti a Dusseldorf, che con tutto il rispetto fa schifo, fate inoltre che mercoledì prossimo arrivi lentissimamente.
Io, in cambio, farò tanto tanto la brava.