In questi giorni scriverei spesso e pochissimo. Pochissimo a livello quantitativo, cioè tipo 4-5 righe e basta, come un breviario. Forse è che non ho più tempo per fare niente, ma un sacco di pensieri, o forse è semplicemente un periodo così, da frasi sintetiche.
E comunque il modus operandi delle mie giornate è attualmente questo:
mi alzo verso le otto e mezzo, le nove al massimo, bevo un bicchiere di latte e mangio la brioche che qualcuno molto dolcemente mi compra tutte le mattine. Mi vesto, bacio la cagnetta brutta, vado in piazza col motorino e con qualche difficoltà lo parcheggio.
Fatto tutto ciò sono le nove e tre quarti circa, e ho quasi un’ora tutta per me prima del lavoro.
Di solito vado a leggermi il giornale in uno dei miei bar preferiti, e mio malgrado ho abolito quello in Santo Stefano perchè è troppo vicino al negozio e mi sono accorta che finivo sempre per essere disturbata da qualcuno.
Se c’è una cosa al mondo che detesto è ritagliare un momento tutto per me, e ritrovarmelo invaso, quindi da brava stronzetta asociale ultimamente prendo il caffè nelle stradine del Ghetto dove gli incontri sono quasi azzerati.
A volte vado ad incollare la faccetta alla vetrina della bottega ebraica di stampe, a volte mi perdo tra gli scaffali di Feltrinelli e rischio di fare tardissimo. In ogni caso per il resto della giornata faccio la brava e cerco di imparare più cose possibili del piccolo mondo della piazza.
E dovrei scrivere la tesi, lo so, grazie.