Monthly Archives: April 2013

dichiarazione d’amore a Ibiza (fuori stagione)

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Consigli di viaggio per ibiza, dove dormire, dove mangiare a ibiza
Ibiza in primavera è una distesa di fiori giallocelesti alternata a fitte pinete e tappeti di pungente macchia mediterranea.

Si corre in macchina su strade ondulate il cui ciglio è delimitato da bassi muretti di pietra che proteggono oliveti, mandorli, vigne e piccoli greggi di pecore. Appena oltre le splendide baie e le località turistiche della costa, c’è infatti un’altra Ibiza, quella di una campagna rurale d’antica tradizione, di una terra rossa e grassa che qualcuno per fortuna ancora si ostina a far fruttare.

E’ così, prendendo la strada meno scontata, che ci si imbatte in scene che valgono un viaggio: distese di piccole proprietà agricole, pastori assorti e intenti a consumare il proprio pranzo all’ombra di un ulivo, mentre le loro capre, sparpagliate sotto il sole di una primavera sfolgorante, ruminano le deliziose hierbas ibicencas, le stesse da cui si produce anche un fantastico liquore locale. Sembra niente, ma è una poesia. Roba che tu ci capiti davanti, e solo a guardare ti senti già un po’ ladro, un pericoloso untore che rischia di contaminare l’eden.

Buenavista, vicino a Santa Eularia

Buenavista, vicino a Santa Eularia

Andare da una parte all’altra dell’isola è cosa da poco, e anche volendo fare gli esploratori e scegliendo percorsi a zig zag si arriva ovunque in una quarantina di minuti al massimo.
Il mare è spettacolare lungo tutta la costa, ma a Cala Comte, Cala Bassa, e Cala Salada, le spiagge più belle in assoluto, il colore turchese tocca vette di intensità accecante.
In aprile queste baie sono al loro meglio: non ci sono lettini, non ci sono ombrelloni, non ci sono racchettoni, nè distese di carne arrostita da scavalcare. Sei solo tu e qualche altro avventore, a fare i conti con la bellezza grezza della natura, con la linea precisa che separa il mare dal cielo. Nient’altro.

Cala Comte

Cala Comte

Eppure, nonostante non ci sia traccia della folla che tra meno di due mesi invaderà l’isola, la maggior parte dei ristoranti e dei locali è già aperta.
La città vecchia di Eivissa, per esempio, è costellata di piccoli bar dove far venire l’ora di cena a forza di tapas. Posti sfavillanti come La Bodega o quieti come El Zaguan, sul cui vecchio bancone di legno vengono continuamente esposti gustosi piattini ricolmi di ogni ben di dio: polpette di baccalà, carpaccio di salmone ripieno di salsa tonnata, jamon serrano con fichi caramellati, tartate di tonno… Ci sarebbe da morire qui, ma è solo l’inizio.
Per non farsi mancare nulla si continua con la cena alla Comidas Bar San Juan, uno dei più suggestivi ed economici ristorantini del centro. La cucina di Ibiza è un entusiasmo per la gola: alioli, enormi gamberoni rossi, orata alla griglia, e per chiudere il meraviglioso flaò, il dolce locale fatto con formaggio di capra, anice e menta, il cui sapore da solo è un inno al Mediterraneo intero.

Il flaò

Il flaò

Ma anche se la capitale è stupefacente, non bisogna perdersi neppure i piccoli paesi dell’entroterra, dove la vita di una volta sembra essersi mescolata pacificamente con l’eleganza delle nuove botteghe d’artigianato.
A Sant Carles de Peralta, poco sopra Santa Eularia, si tiene ogni sabato il mercadillo di Las Dalias, uno splendido mercato hippy dove si possono trovare vestiti, prodotti naturali, musica dal vivo e un localino che fa un meraviglioso mojito alle fragole fresche. Sempre in paese, a pochi metri dalla chiesa di Sant Carles, c’è invece lo storico Bar Anita, punto di ritrovo e ristoro che al suo interno ospita ancora le buchette della posta della gente della zona.
Nella minuscola Sant Mateu, una chiesa bianca e quattro case, ci siamo fermati un pomeriggio a bere qualcosa nel patio di legno del ristorante Es Camp Vell, dove una caña gelata e una superba atmosfera costano in totale un euro e settanta centesimi.

Le cassette della posta dentro al Bar Anita

Le cassette della posta dentro al Bar Anita

A Santa Gertudris, un paesino immacolato e fiorito posizionato nel cuore dell’isola, siamo invece arrivati una domenica mattina di sole accecante. Era giorno di comunioni, i bambini agghindati si affrettavano ad entrare in chiesa, mentre ai tavoli all’aperto la gente rideva, parlava e mangiava di gusto.
Ci siamo seduti al Bar Costa nell’unico tavolino libero, e abbiamo ordinato un bocadillo con jamon serrano e pan con tomate, semplicissimo pane con olio e pomodoro maturo strofinato sopra. Eccola, all’improvviso, l’estasi del viaggio, uno di quei momenti di luminosa e perfetta felicità che capitano poche volte e che ti legano per sempre ad un luogo e ad una persona.
Il mio amato compagno di viaggio, il sapore dell’olio sul pane, il sole e il cielo azzurro, le grida dei bimbi, le chiacchiere dei vicini di tavolo, la lontananza da casa. Era tutto allineato.
Allora ho subito pensato ad Henri Miller, quando ne “Il colosso di Marussi” scrive

(…) capire che sei felice e sapere perché e come, in che modo, per quale concatenazione di eventi e di circostanze, e tuttavia essere felice, essere felice in fatto e in conoscenza, questo, ecco, va oltre la felicità, è una beatitudine, e se hai un po’ di sale in zucca dovresti ucciderti all’istante e farla finita

E’ chiaro che né io né Henri Miller abbiamo avuto il coraggio di farci secchi, ma quello che voglio dire è che Ibiza è un luogo meraviglioso, incredibile, di gente perbene e accogliente, di natura mozzafiato, di buona vita, il classico luogo in cui sentirsi beati e graziati dalla generosità degli dei. Noi, almeno, ci siamo sentiti così.
Io sono molto molto gelosa dei posti che amo, ma si sa che gli amori veri non li si tiene mai nascosti, così ho deciso di non tenere per me la mia isola del cuore. Però per carità, trattatemela bene.

Santa Gertudris

Santa Gertudris

Latitanza

Latito. Eppure ogni tanto, ma proprio raramente, ho piccole illuminazioni che vorrei trasferire in parole, qui su questo decennale e amatissimo blog. Solo che il più delle volte si tratta di genialate notturne, pensieri luminosi ma fugaci che se ne scappano nei mille vicoletti dei sogni, e che poi passato il momento sono irrimediabilmente persi.
Ma io lo so che questa pagina non si arrabbia mica se la trascuro un po’, in tanti anni si è abituata ai miei tira e molla, alle mie pigrizie e ai miei temporanei analfabetismi; lo sa che poi tanto torno.

Così tra un post mancato e l’altro siamo arrivati ad aprile stanchi e in astinenza di luce. Soltanto ora cominciano a fare capolino, tra intere settimane di pioggia, dei nano-attimi di cieli azzurri, talmente nani e talmente attimi da lasciare nello smarrito spettatore il dubbio se siano veramente esistiti o meno.
Proprio roba di un secondo o due al massimo, perche in un battibaleno torna in servizio il grigio d’ordinanza, e resta solo il tempo per immalinconirsi davanti allo spettacolo dei bellissimi petali bianco rosa tartassati dalla pioggia.

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